25 Maggio 2020
Il Consiglio Direttivo della SISBB interviene sulla grave situazione delle biblioteche pubbliche statali con un comunicato da inviare agli organi di stampa e partecipare al Ministro Franceschini.
Di seguito il testo integrale del CS
Adnkronos Agenzia
Agenzia ANSA
agi-Agenzia Giornalistica Italia
Comunicato del Consiglio Direttivo della Società Italiana di Scienze Bibliografiche e Biblioteconomiche (Sisbb)
In questi giorni si stanno moltiplicando le lettere aperte, gli appelli, gli articoli che richiamano l’attenzione sulle Biblioteche storiche, di ricerca e di conservazione che dipendono dal Mibact, un settore di straordinaria rilevanza culturale e strategica per il Paese, da tempo in grave difficoltà per carenza di risorse e di personale, costretto a ridurre orari e servizi, spesso impietosamente ignorato o penalizzato da scelte politiche sbagliate e di corto respiro.
L’impressione è che nel settore dei beni culturali le biblioteche siano nella sostanza percepite come un costo piuttosto che come una risorsa, il che contribuisce – certo con fenomeni più ampi – a danneggiarne non poco anche la visibilità sociale. È una lettura delle cose drammaticamente inadeguata e che il lockdown ha smentito, svelando come questi istituti rappresentino non soltanto un patrimonio di memoria e di storia senza eguali, ma una risorsa irrinunciabile per l’accesso alla conoscenza e per l’avanzamento degli studi: basti pensare ai tanti progetti di ricerca – anche quelli cofinanziati dal Miur e dalle istituzioni europee – interrotti in questi mesi o forzatamente cambiati in corso d’opera, alle tesi di laurea a rischio di slittamento, al costo sociale di tutto questo. Si pensi, per converso, agli esiti di un recentissimo confronto, elaborato dall’Associazione italiana biblioteche (Aib) e pubblicato dall’Istituto centrale per il catalogo unico (Iccu), che registra un incremento delle ricerche bibliografiche nell’Indice del Servizio bibliotecario nazionale (Sbn) del 30% nel primo quadrimestre 2020 rispetto al primo quadrimestre 2019 e addirittura un +116% nel numero delle visite a Internet culturale, il portale delle collezioni digitali delle biblioteche italiane.
Le biblioteche, tutte le biblioteche – e lo vediamo benissimo in questa emergenza – hanno un impatto rilevante sulle comunità, sulle famiglie, sulle esigenze personali di tanti (studiosi, studenti, cittadini) e costituiscono un punto di forza per la riduzione delle disuguaglianze e la crescita di competitività del nostro Paese, in termini di conoscenza, formazione continua, crescita delle competenze, esercizio dello spirito critico, sviluppo della ricerca. Sono tutti presupposti indispensabili, del resto, per ripartire bene, per consentire all’Italia di uscire nel modo migliore dalla devastante crisi che la pandemia ha innescato. Servono misure economiche e sociali efficaci e sostenibili, ma servono anche consapevolezza del ruolo strategico, che le biblioteche svolgono a vantaggio dell’identità civile del Paese, e chiarezza d’intenti nel sostenerle.
Le biblioteche diventano soltanto un costo, invece, se si volge lo sguardo altrove, se si interpreta lo spazio della cultura nell’ottica prevalente del turismo, declinando talvolta questo rapporto – pure importante, se ben articolato – in chiave riduttivamente economicistica. Si punta, allora, a una qualche immediata redditività degli istituti culturali, in nome della quale si sacrifica spesso tutto il resto, anche quei ritorni di medio-lungo periodo sull’investimento che le biblioteche hanno dimostrato di saper garantire. È anche per questo che su di esse non si è investito in termini di occupazione: la quota riservata ai bibliotecari nell’ultima tornata concorsuale di pochi anni fa (la prima di livello nazionale dagli anni ‘80 del ‘900) era irrisoria, specie se paragonata agli altri settori dei beni culturali. Nel frattempo, gli organici si sono svuotati per il collocamento a riposo di molti bibliotecari: un patrimonio di conoscenze e competenze professionali è andato in buona parte perduto, le esternalizzazioni hanno dilagato, a tutti i livelli della professione, creando un – non voluto – precariato diffuso, che con il virus è diventato nuova povertà.
Le biblioteche Mibact, peraltro, quasi non compaiono nel Codice dei beni culturali, non sono state considerate nelle numerose riforme che si sono succedute nell’ultimo decennio (se non per interventi disorganici, che ne hanno condotte alcune, seguendo criteri opinabili, alle dipendenze di poli museali, gallerie e pinacoteche, con i quali sarebbe preferibile costruire su altre basi una collaborazione che rimane indispensabile); non compaiono neanche nei provvedimenti più recenti, dai quali, però, è uscito ridimensionato nella sua autonomia e autorevolezza proprio l’Iccu, che per le biblioteche italiane è fondamentale centro di coordinamento, garante dell’infrastruttura tecnologica e delle politiche catalografiche e del digitale, punto di riferimento per la produzione degli standard scientifico-professionali di settore.
In sostanza si fa un po’ il contrario di ciò che servirebbe non al settore, ma al Paese: si isolano le biblioteche, si depotenziano i loro organismi di riferimento (Iccu, Direzione Generale Biblioteche), si lasciano tristemente deperire istituti ricchi di potenzialità oltre che di prestigio e di patrimonio documentario, se ne limita la governance, confinandola in una dimensione di minima, problematica sopravvivenza e di mero contenimento della spesa.
Crediamo sia necessario cambiare radicalmente e coraggiosamente registro, prima che sia davvero troppo tardi: occorre investire in maniera razionale e lungimirante sul rilancio delle biblioteche statali. Non c’è visione né programma di sviluppo e di cultura digitale, per esempio, o di economia della cultura, che possa fare a meno dell’impegno e della competenza che il settore ha dato prova di saper esprimere nella produzione di contenuti e servizi digitali di elevata qualità.
C’è bisogno di una sollecita iniezione di fiducia, di un segnale vivo di attenzione, e poi di un piano di riforme adeguate e di investimenti per il medio periodo, che non solo ridia ossigeno alle biblioteche Mibact, ma ne potenzi gli organici con personale qualificato e permetta loro di ampliare l’offerta di servizio, in modo che possano lavorare proficuamente per la crescita culturale del Paese, possano tornare a crescere esse stesse, anche come laboratori e sedi di ricerca, possano riposizionarsi in una rete organica e proficua di relazioni e collaborazioni con le altre biblioteche e con gli altri protagonisti del mondo della cultura e dell’istruzione.
Sarebbe utile, a questo scopo, creare nuove opportunità di confronto, un seminario aperto di idee e di proposte, che coinvolga i molti attori in gioco: vertice politico e dirigenza ministeriale, commissioni parlamentari, professionisti del settore, l’Associazione Italiana Biblioteche, l’Università e la Scuola, organizzazioni della cultura e dell’arte. La Società Italiana di Scienze Bibliografiche e Biblioteconomiche (Sisbb) è pronta a offrire il proprio contributo, forte delle specifiche competenze che può mettere a disposizione e della profonda convinzione che in gioco c’è qualcosa di importante per il presente e per il futuro di questo Paese.
25 maggio 2020
La Presidente Sisbb
per il Consiglio Direttivo
Prof.ssa Rosa Marisa Borraccini